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TRA ARTIGIANATO E MODERNITÀ: LE SCARPE IN RIVIERA DEL BRENTA

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TRA ARTIGIANATO E MODERNITÀ: LE SCARPE IN RIVIERA DEL BRENTA
29 gennaio 2019

Come altri distretti manifatturieri italiani ed europei, anche quello della Riviera del Brenta ha vissuto fasi alterne: dopo il boom economico dei decenni '60 – '70 (in cui il territorio contava migliaia tra micro e piccole imprese attive nel settore), gli ultimi decenni hanno vissuto una fisiologica flessione dovuta al cambiamento nei consumi e in generale ad uno spostamento della produzione in altri siti.
Oggi la "Riviera" continua ad essere un polo di eccellenza, ma lo scenario produttivo e il contesto culturale sono profondamente mutati, rendendo il distretto non più un enorme "calzaturificio" capace di produrre centinaia di migliaia di calzature all'anno ma un polo d'eccellenza del mondo del lusso ed un interlocutore per le produzione della gamma più alta.

Per capire meglio come e cosa è cambiato abbiamo parlato con Alberto Masenadore di Calzaturificio Peron, un'azienda che ancora oggi con passione e competenza continua a produrre stupende calzature.
La modernità e la moda, rispettivamente con nuove tecnologie e con stagionalità stilistiche sempre più ridotte hanno sicuramente mutato anche il modo di produrre le calzature e le calzature stesse che ogni giorno indossiamo.

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D: Com'è cambiata la produzione calzaturiera negli anni?

R: Molte fasi della produzione della scarpa sono rimaste simili nel tempo, specialmente in riferimento alla gamma medio-alta, per la produzione della quale si continua a ricorrere a tecniche manuali e ad un uso di macchinari esistenti da molto tempo (come le macchine per cucire, la manovia, etc). Ci sono anche attività e operazioni che nel tempo invece sono state abbandonate: esempio sono il trattamento in ammollo e il taglio della pelle, un tempo eseguiti manualmente perché il costo della materia era preponderante rispetto a quello della manodopera. I tempi cambiano… ed oggi il costo della manodopera è una componente molto rilevante: per questa ragione il taglio della pelle viene realizzato in maniera automatizzata, per concentrarsi maggiormente sulle fasi critiche della realizzazione. 

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D: Sono nate delle nuove figure nel mondo della produzione calzaturiera?
R: Un aspetto interessante è quello dello sviluppo di nuove "figure" all'interno del ciclo della produzione… e della scomparsa di altre. Un tempo c'era il modellista-stilista (che si dedicava alla prototipazione della calzatura oltre che al disegno). Industrializzazione e "iper-specializzazione" hanno portato in alcuni calzaturifici alla disegno "computerizzata" con software per la modellizzazione: il sapere tecnico/pratico si è scisso in due figure e la realizzazione della scarpa disegnata viene svolta in un secondo momento.


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D: Il progresso nelle performance dei materiali ha avuto un'influenza anche nel segmento "moda"?

R: Gli elementi che compongono una scarpa sono rimasti essenzialmente molto simili (semenza, filo, pelle, tingenti, suole, contrafforti, fodere), ma è cambiato il trattamento "a monte" di alcuni di questi: il pellame ad esempio oggi viene "conciato" con prodotti chimici di origine diversa, nel rispetto dell'ambiente e dei lavoratori. C'è una maggior consapevolezza dell'importanza del rispetto dell'ambiente e dell'utilizzo di sostanze non tossiche: questo balzo in avanti è dovuto alle politiche ambientali delle varie nazioni, ma anche all'attenzione delle grandi griffe che impongono ai produttori  il rispetto di standard qualitativi molto severi. I materiali più tecnici come i rinforzi (elementi che permettono alla pelle di essere più resistente all'utilizzo, mantenendo inalterata la forma originale) sono di grande aiuto, ma la pelle rimane un elemento con performance davvero irresistibili!

D: La moda impone ritmi e produzioni sempre più veloci. Il cliente è sempre più affezionato alla marca: quali sono gli impatti sulla produzione calzaturiera?

Come già avete sottolineato il ciclo di vita del prodotto ha una vita molto più ridotta. Se negli scorsi decenni scorsi una calzatura poteva essere prodotta per qualche anno con leggere modifiche (colore, leggero "restyling" della punta o del tacco), oggi la stessa scarpa viene prodotta per alcuni mesi, ma difficilmente –bestseller o "icone" a parte – rimane sulla breccia a lungo. Questo nel tempo ha limitato la capacità produttiva dei piccoli calzaturifici, che non riescono a sostenere economicamente un numero elevato di collezioni annuali.
Il brand ha acquisito sempre più importanza per diverse ragioni (prestigio, distribuzione nel modo, immagine) diventando un valore aggiunto spesso più importante della qualità costruttiva o dei materiali utilizzati. A parità di qualità spesso si preferisce un prodotto di un marchio noto, piuttosto che un prodotto artigianale, (che si tratti di un orologio o di una scarpa poco importa) 


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D: Di fronte al calo di domanda di prodotti di gamma elevata e lavorazioni "artigianali" come ha reagito il distretto della Riviera del Brenta?

Molte aziende hanno scelto di produrre le calzature per le case di moda, abbandonando la produzioni di modelli propri mettendo a frutto e capitalizzando quel know-how manifatturiero acquisito in svariati decenni di produzione.
Ci sono aziende che hanno avuto la lungimiranza e la capacità di creare marchi "made in Riviera" oggi molto noti al grande pubblico, tra tutti  René Caovilla. Altri calzaturifici hanno scelto "la via del terzismo di alto livello" e di fatto molte maison d'alta moda hanno sviluppato dei veri e propri siti produttivi in Riviera del Brenta, a sottolineare che il distretto rimane un riferimento nella produzione della fascia elevata. A conti fatti il calo di domanda ha determinato la chiusura di molti calzaturifici (sul territorio sono rimasti circa 500 operatori), ma sono rimaste sul territorio competenze di alto profilo, grazie alle commesse dei grandi marchi del settore del lusso.

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Il contesto socio economico dal boom economico è cambiato profondamente, viviamo in un mondo globale e inevitabilmente anche le aziende del comparto calzaturiero hanno dovuto prendere consapevolezza di questi mutamenti. Fa piacere però vede come a tanti anni di distanza dai "gloriosi" anni '70 la qualità della produzione della Riviera del Brenta non è cambiata! La Rivera del Brenta rimane un polo fortemente attrattivo per la realizzazione di prodotti confezionati con tecniche evolute e di grande raffinatezza.

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